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ALCUNE RIFLESSIONI SUL SIGNIFICATO DELLA SCUOLA DI NATUROPATIA CONSÉ A INDIRIZZO RIFLESSOLOGICO METODO ZAMA®

In cosa si distingue il “Metodo ZaMa”?

“Niente può essere insegnato al mentale, che non sia già celato come conoscenza potenziale nell’anima in sviluppo della creatura. Ugualmente, ogni perfezione di cui è capace l’uomo esteriore, è soltanto una realizzazione dell’eterna perfezione dello Spirito in lui.”

Che cosa è il metodo ZaMa? È un principio che suggerisce un procedimento, un criterio, un sistema di insegnamento che dischiude una porta verso la realtà dell’uomo. Un percorso educativo di realizzazione affine ai principi della completa manifestazione del Sé.

La scuola ConSè ha come scopo concreto quello di fornire allo studente, futuro naturopata, gli strumenti per prendere tra le proprie mani la trasformazione della propria profonda natura cioè, diventare capace di cooperare e sostenere l’opera del Progetto di Vita ammettendo tangibilmente il valore dell’Uomo e della Natura.

La scuola ConSè aiuta nella trasmutazione, grazie alla quale lo studente conquista e manifesta la sua vera natura. Ciò significa una trasmutazione totale del piombo della nostra attuale esistenza nell’oro di una vita coerente all’essenza umana, quella parte che per i più è dimenticata nell’oblio del quotidiano vivere caotico, disordinato della mente pensierosa, triste e preoccupata.

Una scuola ConSè che ha come scopo non solo un nozionismo accademico, erudito, ma per lo più la realizzazione del destino umano in armonia con le Leggi della Vita Universale. Quindi, significa preparare ad un’autoeducazione, un’educazione realmente permanente che accompagni lo studente in ogni momento della giornata per tutta la sua vita.

La scuola ConSè è rivolta alle persone che hanno come motivazione personale quella della propria realizzazione nella bellezza e nell’ordine creando grazia nei pensieri e in tutto ciò che li circonda; studenti definiti “di domani”, che non vogliono solo “apprendere” ma “comprendere” accettando nuovi percorsi estendendosi, come raggi di sole, armoniosamente con essi.

L’insegnante della ConSè ha ben presente che non è un istruttore con il compito di addestrare delle reclute che si adeguino agli indirizzi del sistema sociale basato sulla competizione e l’interesse egoico. Il suo compito è di suggerire, non di imporre. Infatti, egli non educa l’intelligenza dell’allievo, gli mostra soltanto come perfezionare i suoi strumenti di conoscenza. Per l’insegnante ConSè lo studente è come un seme che porta in sé, invisibile, ma presente, l’intera pianta, con le foglie, i fiori e i frutti che un giorno donerà a coloro che chiederanno un aiuto, ma anche al mondo intero mentre cammina sul sentiero della realizzazione della grazia interiore.

L’insegnante ConSè sa bene quali sono gli influssi della nostra umana coscienza, che subisce, da un lato, gli influssi della personalità, cioè delle sensazioni corporee, dei ricordi e dell’intera eredità; dall’altro è anche sensibile alle aspirazioni verso il superamento dei suoi limiti attuali, aspirazioni che annunciano ciò che lo studente potrebbe diventare in futuro.

Questo significa, per l’istruttore, avere una “visione spiraliforme” cioè vedere l’individuo non solo per quello che è, ma per quello che diventerà e, certamente lo diventerà.

Il ruolo dell’educatore rimane essenziale, ma assume una forma nuova, che esige, oltre le necessarie conoscenze, un alto grado di simpatia, attenzione, affetto con i suoi alunni, frutto questo di una cultura spirituale significativa e in continuo divenire.

Lo studente, alla fine dei tre anni accademici, avrà una base formativa che lo aiuterà ad accedere nella relazione d’aiuto consapevole che l’approfondimento della conoscenza di sé non termina con il conseguimento di un diploma. Infatti, sarà consapevole che lavorare sulla propria personalità sarà certamente un lavoro che darà un contributo al cambiamento per altre personalità che schiacciano l’anima delle persone. Un lavoro individuale di “svelamento” che riconosce in noi il “testimone interiore” che ci aiuta a pensare secondo la nostra vera natura. Un testimone che è il riflesso, nella coscienza mentale.

Acquisendo questo modo di essere si comprende agevolmente che la malattia non è altro che un errato modo di percepire la propria essenza, il proprio valore e le proprie potenzialità. In altre parole, la malattia è vista come un disequilibrio tra le varie sfere dell’umano interiore ed esteriore.

Qualora lo studente abbia compreso l’importanza dell’armonia tra ciò che è dentro e ciò che sta fuori di sé, scoprirà quale sarà il percorso migliore per permettere al futuro paziente quale vero mestiere è tenuto a realizzare nel suo percorso di vita. Tale vero mestiere gli permetterà di sviluppare pienamente, d’esprimere materialmente, in modo completo, le sue aspirazioni spirituali godendo così della vera guarigione che non è soltanto l’assenza di malattia

Lo studente ConSè nel percorso scolastico scoprirà che la conoscenza del corpo, della ragione e della sensibilità intuitiva non sarà altro che un sentiero disteso verso la volontà, l’amore e l’intelligenza in un progressivo indebolimento di ciò che chiamiamo ego come supporto dell’egoismo separatore.

Un ego che è la condizione della nostra personalità con cui si deve far conto per trasformarlo in uno strumento di autoconoscenza che riconosca il suo vero significato.

Ciò significa una vera e propria trasmutazione, non solo una trasformazione, poiché appare un essere nuovo, grazie ad una riorganizzazione totale degli elementi forniti dai condizionamenti sociali.

Nello studente, si aprirà così una nuova coscienza più aperta, nella misura delle sue possibilità, ma comunque a livello più alto riconoscendo il proprio valore e l’importanza del donare, come fa la vita in ognuno e nell’Universo. Un dono che esprima la capacità affettiva insita in ognuno di noi.

Nella vita dell’essere umano gli affetti rappresentano qualcosa di fondamentale ed è auspicabile che essi possano accompagnare l’esistenza di ciascuno dalla nascita fino al passaggio oltre il velo della materia. Possiamo arrivare a dire che la bontà e la costanza degli affetti sono essenziali sia per la felicità individuale sia per la coesione e il benessere sociale. Le disarmonie su questo piano portano a molte problematiche individuali e collettive.
Il valore degli affetti è direttamente collegato all’energia sottostante che anima le possibilità positive nell’esistenza dell’essere umano, quella dell’amore, parola da pronunciare sommessamente ma elemento essenziale per un vivere consapevole.
L’essere umano, vero e proprio ponte fra la terra e il cielo, ha in sé grandi potenzialità e armonie e, in ultima analisi, comprendere il valore degli affetti è come riconoscere il valore sacro della vita in tutte le sue espressioni.
L’essere umano crede a volte – erroneamente – che ci si debba occupare solo degli aspetti pratici della vita; al contrario, come insegna l’Antropogenesi, ne “La Dottrina Segreta” di H.P. Blavatsky, il modello precede la forma.
Proprio per questo è la dimensione spirituale che è in grado di aprirci alla comprensione di quella materiale.
Ma affinché ciò possa avvenire è fondamentale andare oltre al piccolo io, che ci identifica con il vissuto e con i suoi paradigmi, che ci portano lontano dal Reale.
Se abbiamo qualche dubbio in proposito, non dimentichiamo il celebre proverbio ebraico: “Noi non vediamo le cose come sono, ma come noi siamo”.

Concludendo, la ConSé propone all’attenzione dello studente ricercatore:

1. Accettare la vita com’è, con neutralità, senz’alcuna critica. Tutto ciò che accade non può essere che frutto del karma e quindi, in ultima analisi, giusto.

2. Avere una profonda comprensione degli altri e una comunione di accettazione e d’amore. Il primo fuoco puro: l’Amore.
3. Mettersi in contatto con l’energia che fluisce dal centro creativo della Vita. Vivere quieti, non cercare nulla per noi stessi, non essere né fanatici né repressivi.
4. Abituarsi a considerare la vita immortale, a riconoscersi parte del tutto, a sentire la vita di tutti fluire in noi. Ricordarsi che il Tempo non esiste.

5. Vivere nella felicità e nell’illimite, trascendendo il piccolo io, troppo legato a una conoscenza illusoria.Trascendendo i valori che sono un fattore di coesione sociale, basati sulle valutazioni umane transitorie. Ma riconoscendo l’avanzare del nichilismo riconoscendolo, guardandolo bene in faccia.

6. Quello che va colto è la profonda unità che esprime la vita attraverso le sue Leggi Universali, che coinvolgono spirito e materia in un intreccio indissolubile, un respiro del cosmo.

7) Sapere che il “mezzo” non è lo “scopo” e non va confuso il ruolo tra i due, capovolgere il mezzo con il fine.

8) Che la coscienza civile ingloba il diritto di cittadinanza e non quello di consanguineità riconoscendo a tutti la dignità di essere cittadino del Mondo. Abbracciare il concetto di parentela implica conflittualità, discriminazione, separazione esclusione fomentando un tessuto “normale” di disordine dove l’ordito esclude l’amore. Mentre allacciare tutte le relazioni basate sull’amore è l’origine di ogni stato di ben-essere psico-fisico-sociale e spirituale.

Ebbe a dire J. Krishnamurti, il 25 luglio 1985, qualche mese prima di morire:

“Dunque, per provare questo grande senso [legato allo stato di meditazione] vi deve essere l’assenza del me, dell’io, dell’attività egocentrica, del divenire. Ci deve essere un grande silenzio. Silenzio significa svuotarsi di tutto. In esso c’è un vasto spazio. Dove c’è un vasto spazio c’è un’immensa energia, un’energia che non è egoistica, un’energia illimitata”

Mario Zanoletti