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Vitamina C (200 mg al giorno). La carenza di Vitamina C si associa a una ridotta funzione immunitaria e a una aumentata suscettibilità alle infezioni respiratorie (Carr & Maggini, 2017). Fin da 1940, numerosi studi hanno suggerito che l’assunzione di alte dosi di vitamina C potesse prevenire e ridurre gli effetti delle infezioni virali respiratorie. Una meta-analisi di 29 trials randomizzati contro placebo ha studiato gli effetti della somministrazione di una dose giornaliera di almeno 200mg di vitamina C in più di 11000 soggetti(Douglas, Hemila, Chalker, & Treacy, 2007; Douglas, Hemila, D’Souza, Chalker, & Treacy, 2004).

La Vitamina C si è mostrata in grado di ridurre la durata e la gravità delle infezioni virali delle alte vie respiratorie, ma non di ridurne l’incidenza globale. Se l’assunzione della vitamina iniziava al momento dell’esordio dei sintomi dell’infezione, gli effetti benefici non erano presenti, suggerendo che una assunzione preventiva a lungo termine fosse necessaria. Dosaggi molto più alti (sopra i 2g al giorno), suggeriti da alcuni lavori, sono associati a fastidio gastrointestinale, per cui sono generalmente sconsigliati. (DOVREBBERO ESSERE PRESE DOSI NON SUPERIORI AI 500MG IN TEMPI DIFFERENTI DELLA GIORNATA) Gli studi che hanno considerato elettivamente gli effetti della vitamina C sulla polmonite come conseguenza dell’influenza e di altre infezioni respiratorie sono più rari e dai risultati incerti (Padhani et al., 2020); ad ogni modo, studi svolti su centinaia di pazienti hanno riportato una minor incidenza di evoluzione in broncopolmonite nei soggetti che facevano profilassi con vitamina C (Gorton & Jarvis, 1999). Alcune evidenze hanno suggerito che la vitamina C potesse aiutare a ridurre le complicanze legate all’infezione da coronavirus della SARS del 2003 (Hemila, 2003). Attualmente non ci sono ancora evidenze che la supplementazione di Vitamina C possa ridurre le conseguenze negative dell’infezione da SARS-CoV-2, ma è in corso in Cina un grosso studio su pazienti affetti da COVID19 (Carr, 2020) (ClinicalTrials.gov: NCT04264533).

 

La vitamina C o acido ascorbico è una vitamina idrosolubile derivata dal metabolismo del glucosio. Agisce come un agente riduttore necessario per la sintesi delle fibre di collagene attraverso l’idrossilazione della prolina e della lisina. Inoltre protegge il corpo dai danni causati dai radicali liberi. Gli esseri umani non possono sintetizzare l’acido ascorbico poiché mancano di un enzima chiamato gulonolactone ossidasi. Le concentrazioni nel plasma e nei leucociti riflettono rispettivamente i livelli della dieta e i depositi corporei di questa vitamina. Tra gli alimenti con alti livelli di vitamina C ci sono pomodori, patate e agrumi come lime, arance e limoni. L’attuale raccomandazione di assunzione giornaliera di vitamina C è di 90 mg/die per gli uomini e di 75 mg/die per le donne. I pazienti con malattie croniche come cancro o diabete o coloro che fumano necessitano di dosi più elevate nella loro dieta abituale. La carenza di acido ascorbico dà origine allo scorbuto. Questa malattia si vede raramente nei paesi sviluppati. I sintomi si sviluppano con livelli plasmatici inferiori a 0,15 mg/dL. Lo scorbuto è caratterizzato dalla presenza di debolezza, dolori articolari o lesioni cutanee sotto forma di petecchie, sanguinamento delle gengive, facilità nello sviluppo di lividi o ritardo nella guarigione delle ferite. Le manifestazioni cutanee più caratteristiche sono le papule ipercheratosiche perifollicolari purpuriche e la presenza di peli crespi.