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NUTRIRSI E CURARSI CAMMINANDO PER PRATI E BOSCHI – Alimurgia e Cosmesi naturale
Raccogliere erbe della flora spontanea potrebbe sembrare un’attività difficile da praticare. Potremmo pensare che portare a casa radici, bacche, fiori o foglie per preparare un insalata un risotto, un dolce o da usare per sostenere un nostro momento di malessere fisico, come fitoterapico o ancora per prepararci un cosmetico, dentifricio, detergente o da essiccare, per poterle utilizzare durante l’anno quando oramai le fioriture, i germogli o le bacche non appartengono più all’ambiente che ci circonda, sia difficile e non praticabile per noi “abitanti della città”, ma in realtà la nostra memoria arcaica e i lunghi periodi in cui l’uomo, in stretto rapporto con la natura riusciva a raccogliere ciò che di stagione in stagione cresceva negli incolti, trovando in esso gran parte del proprio sostentamento, ci rende relativamente semplice il recupero di questa pratica.

NATURA ED EMOZIONI
Da sempre l’uomo “guarda ed annusa” la natura, flora, fauna e l’ambiente che lo circonda e da esso trae indicazioni. Il contatto che abbiamo, come genere umano, con la natura è forte, si è instaurato nel tempo… con il passare del tempo. Anche se apparentemente, oggi, viviamo lontani da prati o boschi un qualche cosa di arcaico, un ricordo, emozione, conservati nella nostra mente ci fanno percepire l’ambiente naturale come un’esperienza interiorizzata. La sede di questa memoria emozionale arcaica è il nostro sistema limbico che da sempre, insieme al talamo ed alcune aree della neocorteccia frontale è coinvolto e conserva l’esperienza olfattiva. Gli odori sanno attivare la memoria episodica: cioè quella forma di memoria a lungo termine che custodisce i ricordi e così, quasi senza saperlo, il nostro passeggiare per boschi ci riporta il ricordo di questo “sapere sentito”, annusato. Sono queste emozioni che creano in noi il forte legame e ci fa dire: “quando riesco a fare una passeggiata mi sento bene, come ritemprato, mi sento a casa”. Il paesaggio ha un effetto diretto sulle nostre emozioni: il verde e gli alberi riducono quelle negative, come la rabbia, ed esaltano la gioia.

Vi sono profumi freschi come carni di bambini, dolci come oboi, verdi come prati, e altri, corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno l’espansione delle cose infinite, come l’ambra, il muschio, il benzoino e l’incenso, che cantano i trasporti dello spirito e dei sensi.
Charles Baudelaire
Una ricerca olandese condotta su quasi 350.000 persone ha dimostrato che vivere a meno di un chilometro da un’area verde è protettivo per molte malattie: da quelle cardiovascolari alle respiratorie, dal mal di testa ai disordini dell’apparato digestivo, fino ai dolori muscolari e, soprattutto, all’ansia e alla depressione.
Ecco allora che il nostro andare per prati e boschi, il ricreare quel contatto antico con una natura che da sempre ci sostiene, cura e nutre, ci dà anche la possibilità di ridurre i nostri livelli di stress. Secondo studi recenti la nostra autostima, memoria e creatività traggono benefici e miglioramenti da questo naturale contatto.

ANDARE PER PRATI A ODORARE, OSSERVARE, RACCOGLIERE

Questi sono i mesi in cui la natura offre il meglio di sé, andando per prati possiamo veramente trovare tantissime erbe commestibili, abbiamo solo l’imbarazzo della scelta subordinata esclusivamente alla nostra conoscenza di piante e territorio.

Tarassaco (Taraxacum officinale)

Possiamo trovare il tarassaco (Taraxacum officinale), conosciuto anche come “dente di leone” che ci può offrire in modo generoso: radici, foglie, fiori e boccioli. Il tarassaco è sicuramente una delle erbe di più facile riconoscimento. E’ impossibile, anche per un non assiduo frequentatore di campagne e incolti, non riconoscere le sue fioriture gialle e non è un caso che si presenti nei nostri prati proprio all’inizio della primavera viste le sue proprietà depurative, soprattutto del fegato, nel periodo in cui il nostro organismo necessita di eliminane le tossine e purificarsi, preparandosi così al nuovo ciclo. Il temine “taraxakos” deriva dal greco e significa “io guarisco” ed in realtà tante sono le sue proprietà: digestive, diuretiche è indicato in caso di ritenzione idrica, cellulite, ipertensione.
Possiamo raccogliere le foglie più tenere e piccole, insieme a qualche fiore, da consumare crude in insalata o in misticanza con altre erbe come: foglie di primula fiori di violetta, foglioline di acetosella. Cotte in abbondante acqua e consumate a piacere: condite, saltate in pentola o per torte salate. Con i bei fiori gialli, di questa pianta, possiamo fare una confettura che avrà anche le caratteristiche di un blando lassativo e diuretico. Come si procede: raccogliamo un abbondate quantità di fiori (almeno 200), può sembrare un lavoro lungo e faticoso, ma in realtà se ci predisponiamo con l’animo gioioso ed anche un poco infantile, magari coinvolgendo in questa attività i nostri bambini, diventa un momento di gioco e condivisione. Procediamo lavando i fiori e facendoli asciugare, mettendoli poi a sobbollire con un arancio ed un limone tagliati a pezzi che abbiano la buccia edibile, in 1 litro di acqua per circa 60 minuti. Coliamo e raccogliamo il succo a cui aggiungeremo circa 700 grammi di zucchero. Lasciamo cuocere fino al raggiungimento della giusta consistenza.

Tarassaco boccioli

Un’ottima ricetta da preparare con i boccioli ancora ben chiusi sono i “Capperi di tarassaco”. Il procedimento è il seguente: laviamo e asciughiamo i boccioli, li mettiamo poi in un contenitore alternandoli con del sale grosso e li lasciamo a riposare per 20 ore. Dopo di che li sciacquiamo con dell’aceto per togliere tutto il sale. Predisponiamo dei vasetti mettiamo i capperi di tarassaco, aceto quanto basta per coprirli, qualche grano di pepe, una foglia di alloro. Lasciamo riposare un pò di tempo prima di consumarli. Non hanno niente da inviare a loro fratelli omonimi.

Trifoglio

Un’altra erba, colorata, questa volta di lilla, che cominciamo a vedere nei nostri prati è il trifoglio. Se raccogliamo il suo fiore possiamo preparare un delizioso risotto. Ecco cosa ho raccolto per l’ultimo che ho cucinato: fiori di trifoglio, tenere foglie di primula, fiori di primula e violetta piccole acetosella e nuovi getti di rovo, qualche piccola foglia di frassino e piantaggine. Ho raccolto anche un poco di erba cipollina per fare il soffritto. Dopo aver lavato e tagliuzzato le erbe e fiori li ho aggiunti al soffritto per procedere poi con la solita cottura per un risotto. Il suo gusto è delicato, il suo profumo dolce ed il suo aspetto appetitoso.

 

Borsa del pastore

La Borsa del pastore prende il suo nome dalla forma triangolare dei suoi frutti che assomiglia alla bisaccia utilizzata un tempo da chi andava a governare le greggi. La pianta è veramente molto diffusa sino al limite da essere infestante. Riempie gli incolti di queste fioriture bianco candito. Come altre erbe spontanee si può lessare e utilizzare poi per le più svariate preparazioni oppure le foglioline basali si possono aggiungere crude in insalata. Ha importanti qualità emostatiche ed astringenti e si può utilizzare in decotto in caso di mestruazioni abbondanti e dolorose, emorroidi o diarrea.

Decotto: una manciata di borsa del pastore in mezzo litro d’acqua. Bollire cinque minuti. Riposo per dieci quindi filtrare e bere durante il giorno, lontano dai pasti.
Infuso: due manciate di pianta fresca o una secca in mezzo litro d’acqua bollente. Riposo 15 minuti. Filtrare e bere durante il giorno, lontano dai pasti.
Come cicatrizzante ed emostatico locale per ferite ed emorroidi: preparare un decotto con 20 grammi di borsa del pastore in 200 ml. di acqua. Far bollire per dieci minuti, filtrare, imbibire una garza sterile e fare impacchi sulla ferita.
Per bloccare l’epistassi: pestare la pianta fresca, imbibire una garza del suo succo e farne dei tamponi nasali. Oppure utilizzare la polvere della pianta, opportunamente essiccata e finemente pestata in un mortaio.

 

Dobbiamo, però, ricordare che molte piante utilizzate per uso fitoterapico possono avere delle controindicazioni o interazioni farmacocinetiche, con conseguente modifica dell’assorbimento, della distribuzione, del metabolismo e dell’eliminazione del farmaco. Questo non ci deve inibire rispetto all’uso delle piante ma riconoscendone il loro potere curativo, indurci a mantenere le dovute attenzioni all’uso.
Così come la nostra raccolta per essere proficua e apportatrice di benessere deve essere svolta seguendo poche, ma importanti indicazioni: mai raccogliere le erbe spontanee in zone o vicino a corsi d’acqua inquinati, lungo le strade o vicino ad insediamenti industriali.

A cura di Emanuela Fanni, Naturopata Riflessologa Plantare Operatore DBN Consulente per il Benessere Integrato, Coordinatrice del Tirocinio di Riflessologia Plantare all’interno della Scuola di Naturopatia ConSé