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Piante, il significato terapeutico nel loro nome botanico. Tutte le nostre piante posseggono, come noi uomini, un nome ed un cognome, per lo più nella lingua latina o greca. Se consideriamo queste nomenclature botaniche possiamo trovare nei loro nomi alcune caratteristiche che le contraddistinguono.

I nostri antenati titolavano la Salvia Officinalis in analogia con la parola latina “salvare”. Nella parola Timo che sarebbe Timo Serpillo si nasconde la parola greca Thimus “forza”. Nella Valeriana Officinalis da “valere”, latino essere salvi. Nella Leonora cardiaca troviamo la similitudine greca con il cuore.

Ci sono ancora molte altre piante il cui significato terapeutico è nascosto nel loro nome botanico, questo a dimostrazione del fatto che i nostri antenati, anche senza una cognizione tecnica, erano in grado di riconoscere i segreti curativi delle piante che raccoglievano.

L’amore per le piante è tanto vecchio quanto l’umanità. Solo l’istinto può aver condotto l’essere umano alla scelta di piante per nutrirsi o per curare le sue malattie così come quelle degli animali.

Gli animali riconoscono quali sono i mezzi naturali per curare le loro malattie. Quando una pecora si ammala cerca nei prati l’Achillea millefoglie. In tedesco questa pianta si chiama Shafegarbe e non è un caso visto che shafe significa pecora.

Per uso fitoterapico la pianta ha tra le altre proprietà antiinfiammatorie dell’apparto digerente. I nostri antenati trovavano spesso le radici della loro medicina popolare attraverso l’osservazione degli animali ed il loro comportamento apprendendo così le forze terapeutiche della natura.

Paracelso affermava che attraverso la “segnatura”, ossia la forma, il sapore, il colore, l’odore di una pianta si devono poter leggere le caratteristiche curative.

Giovanni Battista della Porta, che visse dal 1538 al 1616, ci aiuta a comprendere meglio questo linguaggio e ci dice:

  • i germogli bianchi appartengono al cervello ed aiutano le mucose;
  • i fiori marroni, scuri, appartengono all’occhio, ma, se toccati diventano rossi, il loro settore curativo diventa il fegato;
  • i fiori rossi appartengono al cuore, ai polmoni, alle ferite. Se di colore rosso fiammante, come il papavero e la rosa, aiutano contro le infiammazioni;
  • i fiori gialli aiutano a purificare;
  • i fiori arancioni appartengono ai vasi.

Ma non c’è solo l’aspetto della pianta, ma anche caratteristiche circa i luoghi nei quali cresce che probabilmente ne determinano la forza.

“Lì dove c’è il male c’è il rimedio”

E così non è un caso che nelle zone umide cresca il Frassino che serve per curare i reumatismi. Oppure che la Rubia tintoria, che cresce su terreni sassosi e viene utilizzata per sciogliere calcoli renali e urinari, la cui forza sta nel rimuovere i cristalli di urato o la Betulla pendula che in primavere trasuda, letteralmente liquido. In essa scorre un’energia così forte che quando una betulla cresce nel posto giusto può produrre fino a 70 litri di liquidi al giorno e venga usata in fitoterapia come diuretico e depurativo.

Te’ di foglie di Betulla

Il tè fatto con foglie di betulla contiene acidi betulinici, calcio e saponine, aumenta di un terzo la diuresi e la prima urina espulsa è solitamente scura a dimostrare che i contenuti catabolici vengono eliminati.

  • 1 cucchiaio di foglie per ogni tazza di acqua bollente.
  • Lasciare in infusione 10 minuti prima di filtrare.
  • Bere due tazze al giorno lontano dai pasti.

Come per ogni preparazione valutare prima dell’assunzione le controindicazioni o interazioni. Non va assunta da soggetti allergici all’acido acetilsalicilico, con terapia a base di diuretici o anticoagulanti, in gravidanza, allattamento o in caso di insufficienza renale o cardiaca.

Attraverso la forma della pianta si possono dedurre molte delle loro proprietà

Le foglie di Pulmonaria hanno la forma di un polmone e tra le sue proprietà terapeutiche vi sono la cura di tosse, bronchiti, catarri. Tra l’altro Pulmonaria arriva dal latino Pulmo=polmone.

Il Biancospino con le sue foglie a forma di cuore che svolge un’azione cardiotonica e antiritmica.

Il Cardo Mariano che era nel medio evo la madre delle piante contro le malattie croniche di fegato e milza. Vista la sua forma veniva associata a malattie che comparivano con “fitte”. Questa pianta ha la caratteristica di far riformare le cellule epatiche.

La Pervinca è una pianta che cresce e rimane verde per decine di anni; da questa caratteristica potremmo quasi dedurre che la pianta sia utile nei processi di invecchiamento. Alcuni suoi alcaloidi ritardano il processo di invecchiamento, abbassano la pressione, tonificano i vasi del cervello.

L’echinacea dal greco Echinos= riccio, dalla forma spinosa dei suoi fiori. Questa forma fa pensare a delle forze curative nascoste che hanno a che vedere con il ricambio immunologico.

A cura di Emanuela Fanni, Naturopata Riflessologa Plantare Operatore DBN Consulente per il Benessere Integrato, Coordinatrice del Tirocinio di Riflessologia Plantare all’interno della Scuola di Naturopatia ConSé